domenica 23 settembre 2012

Ti preferivo col mal di testa!

A cose fatte il tuo unico pensiero è infilarti i pantaloni e fuggire come da una casa in fiamme. Nell’imbarazzante silenzio guardi il soffitto in attesa di un segno per alzarti dal letto,  mentre lei, tristemente consapevole, cerca di  rimandare di qualche minuto l’inevitabile. Si glissa pudicamente sull’accaduto e lei, pur di tenerti a letto, rilancia con domande e confidenze. A quel punto hai trovato una scusa qualunque e ti stai già allacciando le scarpe.  Scendi le scale abbottonandoti la camicia, pensi alla bella serata e prendi nota per una telefonata da farsi prima o poi. Al di là delle situazioni imbarazzanti ognuno sa che parte recitare, il copione è invece imprevedibile nella fase che precede l’amplesso.  Dalla serie non dire gatto se non ce l’hai nel sacco, può sempre accadere qualcosa che fa concludere la serata in un nulla di fatto. Ammesso e non concesso che si può cambiare idea, anche, diciamo, a discorso ormai avviato, ritengo che ci sia un che di sadico che cresce al crescere dell’dea dell’”ormai è fatta “. In quel caso non puoi far altro che accettare il voltagabbana, prenderti il due di picche e fartene una ragione. Tanto a spiegarti le ragioni psico-ormonali  non ne verrai mai a capo. Ciò che reputo oltremodo divertente è il tentativo di addurre motivazioni plausibili o scuse strampalate. Improvvise dissenterie, classici mal di testa, esco da una storia di tre anni con un tipo e troppe ne ho sentite.  Mi è anche capitato di sentirmi contestare il dress code del mio intimo non ritenuto consono all’occasione. Ho detto che per fare quello che stavamo per fare le mutande le avrei tolte… anzi, poi ho tolto anche i calzini avendo letto su Men’s Health che era bene farlo.

L’intimo inopportuno, pur essendo sicuramente tre le dieci migliori scuse per dire che ho cambiato idea, non può mai eguagliare la confessione ai confini della realtà che mi è stata fatta quasi sul più bello:
 



Scusa ma che succede?
No.. ma..  No, è che non sono a mio agio…
Dipende da me? Ho fatto qualcosa che… ?
No, no… con te sto benissimo… è per una scelta che ho fatto…
Che scelta? Non capisco…
La mia è una scelta di castità
…!
… neanche mia madre condivide…
….!!
.. è una scelta difficile da rispettare…
…!!!
… pensa che a volte sogno cazzi che volano!
… !!!!

 


giovedì 13 settembre 2012

Ciao, sai cosa vuol dire ciao?


Ora di punta, stazione di snodo della metropolitana, affollatissima scala mobile a due corsie che lenta porta su una fiumana di gente. Io immerso nella folla mi faccio portare da questa corrente meccanica ripassando a mente i vari impegni della giornata, quando nell’altra corsia che sale lenta noto una ragazza avvenente dai vistosi capelli rossi. In quell’istante una voce si leva forte da una scala all’altra: “a bella me pari n’semaforo!”
Oggi, che ho finalmente compreso che lo sbaglio più grande in qualsiasi tipo di approccio è quello di dare importanza all’interlocutrice o ancor peggio volere a tutti i costi risultare simpatico, sono propenso a pensare che quell’esternazione di sincerità sia meritevole di considerazione.
Naturalmente tutto si è concluso in una risata da parte degli astanti e niente di più. Però, l’atteggiamento tutto sommato è quello giusto.
Diciamocelo, ai più oggi la parola manca. Volere essere a tutti i costi interessanti, acuti, intelligenti, simpatici è impresa a tanti davvero ardua. Se poi ci si fa prendere pure dall’ansia che il grosso dell’opinione di te se la fa entro le prime tre o quattro parole che dici, ti viene subito da sperare in un ritorno di Passaparola in tv per gli studenti dell’ultima ora. Peggio mi sento a parlare di social network, emmemmesse, essemmesse e semeladesse. Rimarrà per sempre un mistero per me come, con le unghie appena rifatte, sia in grado di digitare su una tastiera minuscola a tale velocità. È una guerra persa. Preferisco desistere e se ho qualcosa da dire chiamo. Per natura l’uomo parla e dimentica mentre la donna rimugina, ripensa e cerca messaggi subliminali quando in realtà il messaggio è uno e uno solo. Per stare sereno, cerco di evitare di creare uno storico di minchiate sulla memoria virtuale del suo telefono, tanto prima o poi mi si ritorceranno contro.
La donna oggi ha bisogno di sentirsi parlare addosso e allora si parla, si parla, si scrive, poi si parla ancora… tutto per girare attorno ad un discorso  che in realtà è ben chiaro a tutti. Non è facile non farsi trarre in inganno e senza accorgersene si è trascinati in un vortice di parole che, ahimè, presto si esauriscono. E poi? Di che vogliamo parlare? Delle tue scarpe nuove? Delle tue vacanze? E mentre lei parla tu ti chiedi per quanto ancora dovrai fingerti interessato prima di raggiungere l’agognato traguardo.
In realtà basterebbe essere chiari nelle intenzioni sin dal primissimo approccio, anche quando questo appartiene alla categoria dei più banali:
Ciao, scusa hai una sigaretta?
Si, tieni
Grazie
Vuoi anche da accendere?
No, la fumo dopo
Dopo quando?
Dopo che t'ho scopata
 

sabato 8 settembre 2012

come fan presto, amore, ad appassir le rose


Pensavo che sarebbe stato carino non presentarmi all'appuntamento a mani vuote. Così, prima di arrivare con prudente anticipo al nostro incontro, avevo deciso di fermarmi per acquistare dei fiori. Il gesto non ha niente a che fare con la carineria, siamo onesti, ma andare dal fioraio, sforzarsi di fare una scelta originale, passaggiare per il centro con i fiori in mano, in fondo non mi era dispiaciuto. Avevo scelto un'orchidea gialla, di cui ignoro assolutamente il significato nel linguaggio dei fiori, ed avevo esordito sostenendo che lei non mi sembrava il tipo da rose rosse. Invece, pensando a lei durante la scelta, quell'orchidea mi aveva ispirato. Il suo apprezzamento era visibile. Disse che è raro ormai un uomo che regala dei fiori.
Presi questa cosa come un complimento anche se l'immagine di uomo d'altri tempi, che pensai lei mi avesse attribuito, mi turbò leggermente. In fondo la foto un pò sbiadita e stantìa di uomo da macchina lavata, barba dal barbiere e pantaloni di vigogna, certo non mi appartiene. Ad ogni modo, quei fiori poggiati sul tavolo della graziosa enoteca fanno oggi parte del ricordo che ho di quella serata. Come sempre mi finsi interessato alle sue parole e pur ascoltando meno della metà dei suoi discorsi feci anche qualche domanda che risultò, non so come, particolarmente pertinente.
Alla metà del secondo calice di vino arrivò il momento delle confidenze. Si tratta di un pretesto per vagliare le reazioni a qualcosa che le sta particolarmente a cuore. Nell'esito della serata o nel pssibile prosequio della relazione è un momento molto importante, soprattutto per garantire il senso di fiducia e sicurezza di cui ogni donna ha bisogno. L'argomento che tirò fuori è uno dei miei preferiti: il rapporto uomo-donna e le passate esperienze. Mi disse che dopo aver seguito un seminario dal titolo "mio padre e gli altri uomini della mia vita" era adesso pronta ad avere una relazione con qualcuno soprattutto per mettersi alla prova e misuare i risultati del suo percorso catartico che avrebbe risolto i suoi difetti causa di tanti fallimenti relazionali. Lo ammetto, il titolo del seminario era francamente inquietante ma avevo davanti una che finalmente aveva deciso di divertirsi un pò anche se per arrivare a questo si era sorbita numerose riunioni settimanali al gruppo delle disilluse anonime. Colto il messaggio mi atteggiai da primo che capita e la strategià pagò.
All'alba del giorno dopo mi feci un caffè mentre lei dormiva nell'altra stanza. Prima di andar via per non cercarla mai più, le sistemai l'orchidea e pensai che il suo prossimo seminario poteva essere "fiori e altre caramelle dagli sconosciuti".